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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2015 alle ore 15:46.
L'ultima modifica è del 12 gennaio 2015 alle ore 16:38.

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I bancari faranno sciopero il 30 gennaio. A deciderlo sono state le assemblee dei lavoratori, sovrane, come dicono i sindacati che, unitariamente, hanno deciso di indirle e di avere un mandato forte dal basso, dopo che il negoziato con Abi non ha superato i nodi più critici. Dopo 12 anni di pace sociale, in poco più di un anno, è la seconda volta che i bancari si mobilitano. La prima è stata il 31 ottobre del 2013: uno sciopero dovuto alla disdetta unilaterale del contratto collettivo nazionale di lavoro.

Allora aderì oltre il 90% dei lavoratori, secondo fonti sindacali. Dopo la protesta la disdetta è stata prorogata e le parti sono tornate a discutere. In maggio, dopo i congressi di Fabi e Fisac che hanno riconfermato i loro segretari generali, rispettivamente Lando Maria Sileoni e Agostino Megale, in maggio i sindacati hanno presentato ai banchieri la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale di categoria, approvata dal 98% dei lavoratori.

In settembre la trattativa è entrata nel vivo ma non è riuscita a superare i nodi critici e si è arrivati alla rottura. Il contratto, che riguarda 309mila bancari è stato disdettato lo scorso 31 dicembre, anche se Abi ha confermato l’applicazione fino al primo aprile. Data dopo la quale ci sarà la disapplicazione e quindi il contratto decadrà, con tutte le conseguenze che questo comporta sulle buste paga dei lavoratori e sull’organizzazione del lavoro.

Nel negoziato le parti, allo stato attuale, sono fortemente divise. I sindacati, come spiega chiaramente la loro piattaforma, chiedono il rafforzamento dell’area contrattuale per tutelare i lavoratori dal rischio esternalizzazioni, il mantenimento degli attuali posti di lavoro, lo sviluppo di ulteriori attività e professioni, per promuovere un aumento dei ricavi delle banche e per creare le condizioni che consentano assunzioni di giovani, la messa a punto di un nuovo modello di banca, non a livello di settore, ma azienda per azienda e il recupero dell’inflazione. Inoltre chiedono che la retribuzione di un top manager non superi di 20 volte quella di un dipendente. Abi però ha spiegato che per le banche è fondamentale chiudere un contratto che sia sostenibile, come ha più volte ribadito il capo della delegazione dei banchieri, Alessandro Profumo. Questo significa eliminare tutti gli automatismi che determinano aumenti oggi difficili da sostenere per le banche. Per questo i banchieri hanno posto una pregiudiziale sul blocco della dinamica automatica di crescita del costo del lavoro, ossia gli scatti di anzianità e gli interventi sul Tfr in particolare.

Inoltre chiedono più flessibilità sull’area contrattuale e di ridisegnare l’architettura contrattuale in modo che la contrattazione nazionale sia più leggera e demandi maggiormente alla contrattazione di secondo livello. In cambio sono disposti a riconoscere un recupero triennale dell’inflazione pari all’1,85%, contro il 6,05% calcolato dai sindacati. Sullo scambio tra inflazione e blocco degli automatismi la trattativa si è interrotta perché i sindacati hanno ritenuto che lo scambio fosse troppo penalizzante per i lavoratori e che fosse necessario consultarli prima di proseguire il negoziato.

Il blocco degli automatismi, infatti, inciderebbe sulle buste paga dei lavoratori del 2,184%, a fronte del recupero dell’inflazione dell’1,85% che sarebbero disposti a concedere i banchieri, con il risultato che l’aumento sarebbe inferiore a quanto si perderebbe rinunciando agli scatti e all’aggiornamento del Tfr. Dal 29 dicembre le relazioni sindacali nei gruppi sono bloccate e dopo il via libera dei lavoratori il 30 gennaio si farà dunque sciopero. Le otto sigle del settore - Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Dircredito, Ugl Credito, Sinfub e Unisin - tornate insieme dopo alcuni anni in cui Unisin era stato estromesso dal primo tavolo, in una nota congiunta hanno annunciato quattro grandi manifestazioni nazionali. Tre nelle grandi città: Roma, Milano e Palermo e una quarta a Ravenna.

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